Archivio per Maggio, 2011

Il Regno sulla carne marcia

Posted in Senza categoria on 16 Maggio 2011 by gaelimmortal

Abbiamo costruito il nostro mondo sulla menzogna. Dal tempo in cui la carcassa di un gigante venne plasmata ottenendo un pianeta fertile, il silenzio dei parassiti che divoravano la carne putrescente creando grotte e abissi fu comprato con la promessa di immortalità e potere. Ogni popolo che poi venne dopo le stagioni del ghiaccio e quelle del fuoco risultò essere figlio della menzogna. E se è vero che i peccati dei padri non devono ricadere sui figli, in questo caso venne fatta un’eccezione. Come una malattia la menzogna circolò nel sangue delle gente, fagocitando ogni sentimento benigno, portando corruzione e malcontento. Siamo stati traviati da parole scritte nei libri sacri, parole degli dei,  quando la mano che li scrisse deperì come i fogli sui quali quelle parole furono vergate. Abbiamo barattato la nostra integrità per un mondo più facile. Ci accontentiamo delle bugie altrui, poiché siamo troppo pigri per inventarne di nostre, e così le vite di oguno di noi sono governate secondo principi falsi e distruttivi. Anche quando discutiamo con noi stessi parliamo con lingua biforcuta, riuscendo nell’arduo tentativo di ingannarci, consigliandoci male, accontentandoci di ciò che abbiamo invece di ricercare qualcosa di meglio, al di là di ogni aspettativa. I governi ci provocano, gli amici tradiscono, i figli donano menzogne ai padri ed i padri lasciano soltanto menzogne. La falsità è divenuta una moda in quest’epoca di schermi e luci, di frasi scritte o dette senza pensiero, di parole copiate in fretta, di idee preconfezionate. Abbiamo scordato il valore di una stretta di mano sincera, valida più di mille contratti per cautelarsi. Ogni guerra nasconde mille bugie, ogni discorso ed ogni conferma di queste bugie è soltanto un modo per nasconderne altre diecimila. Ora che mentire è un appannaggio, siamo tutti Signori di un regno falso, un regno fragile come il cristallo, un regno che può crollare da un momento all’altro. Un regno creato sulla carne marcia di un archetipico assassinio, celato nelle epoche e rivelato dalle parole degli dei, che mascherarono – e mascherano – l’ingiustizia con la celeste gloria.

Al termine della scrittura

Posted in Senza categoria on 12 Maggio 2011 by gaelimmortal

Quando perderò la facoltà di scrivere me ne accorgerò. Camminando per la strada non riuscirei più a vedere che volti inutili e grigi. Non immaginerei le loro vite. Sarei triste e contemporaneamente sollevato. Dovesse venire quel giorno, non toccherei più un foglio di carta, mai più. L’eterno mi sia testimone, mai più. La cecità è un delitto perpetrato dal caso, ma la cecità mantenendo la facoltà di vedere è il risultato dell’incoscienza e della scarsa capacità di allenamento. Le mani si irrigidiscono dopo il loro uso improprio e divengono sterili zappe per l’orto. Non che io abbia nulla contro gli orti o le zappe, ma elevo comunque al di sopra di questi la professione della scrittura. Professione non come mestiere, ma come religione, credo, culto e rito. Perché non c’è scrittura senza fede cieca del proprio valore. Non c’è credo senza ammissione di colpevolezza nel dimenticare sicuramente qualche ricordo. Non esistono culti o riti che non siano legati alla parola, alla parola scritta. Nel momento in cui poserò la penna per l’ultima volta, tracciato o meno un punto finale, desidero che ogni mia capacità inventiva venga meno, poiché non sopporterei l’idea di non poter annotare ogni mondo che infinitamente si verrebbe a creare nella mia mente. Quando verrà il giorno di questa dipartita spirituale, desidero che ogni mio scritto mi sia tolto di mano, perché potrei crederli tutti menzogne. Ogni mia parola mi sia negata, affinché non possa provare dolore nel ritrovare ciò che tanto ho amato, ed infine perduto. Non ho motivo di credere che qualcuno o qualcosa possa recarmi dolore con la capacità di spogliarmi della vanità di cui mi fregio, possedere la facoltà di annotare le vite ed i fatti. Non credo perciò che presto o tardi verrà meno questa capacità. Eppure nell’intimo avverto che ogni cosa ha termine, anche le più misere, le più meschine. Nel momento della distruzione fisica del mio corpo, verrà meno anche la mia paura, questo timore di perdere la gioia più grande che abbia mai conquistato. Non c’è divinità che possa con il suo potere concedere un simile dono. Non esisterà mai. La facoltà di creare con le parole è il risultato del febbricitante sognare, dell’estasi che si prova nello scoprire che nulla è davvero come la realtà sembra descrivercelo. Tutto può cambiare a seconda della volontà di ognuno, e non esistono prove a sostegno del contrario. Anche questo scritto è un mutamento della realtà, un crimine – poiché mutare la realtà è in un certo senso un atto contro la natura stessa del cosmo – perpetrato affinché tutti si accorgano che ogni possibilità è da scrivere e non già scritta. Non è una questione di scelta, piuttosto di vista. Per ora riesco ancora a vedere, a scegliere, a sentire vivide le, all’apparenza, possibilità. Quando ciò non sarà più, chiedo di perdere ogni ricordo, poiché più dolce sarà l’oblio non riconoscendo per la strada le multiformi “creazioni” della scrittura.